Luigi Grande

         edificio.jpg (2488 byte)  Un edificio incrollabile

 

   Pubblicato da Luigi Grande, nel 1990, a cura della casa editrice Ellemme di Roma, questo libro, il cui titolo allude all'edificio che Roma costruì con l'elaborazione millenaria e imperitura del suo diritto, è quasi un diario di un giudice che lievita ora in apologo, ora in schizzo biografico, ora in vero e proprio racconto, nel cui sfondo c'è sempre Cremona, con non pochi suoi personaggi, da Stradivari, all'illuminista conte Biffi, da Claudio Monteverdi, al "ras" fascista Farinacci.
   L'autore stesso nella sua introduzione ce lo presenta così:

  «Non ho amato subito Cremona, la città del gran Turàs. Non sarebbe stato possibile. Ci giunsi una mattina di novembre del 1943. Una nebbia greve...intollerabile, quasi assurda per un siciliano al suo primo contatto con essa, avvolgeva la piazza della stazione e tutte le vie che percorsi. Ero, dopo lo sfacelo dell'esercito italiano dell'8 settembre, uno sbandato. Rimasto, più o meno nascosto e clandestino, per circa due mesi in un paesino della provincia...poiché...per nessuna ragione al mondo avrei prestato servizio militare sotto una repubblica che non riconoscevo, decisi di lasciare il mio rifugio, ormai non più sicuro... Così a Cremona ci venni per tentare di prendere un treno adatto e avviarmi verso Roma e ivi attendere l'arrivo delle truppe anglo-americane.  Avevo alcune ore da aspettare e me ne andai in giro...alla scoperta della città. E...la cosa che più mi piacque, della città che sarebbe diventata la mia...fu l'acciotolato di molte sue strade, con le file parallele di lastroni per i trottatoi delle carrozze. Mi piacque l'acciotolato...perchè mi ricordava alcune vie della città dove ero nato...Acireale.
...Legami ben più solidi, intanto, che non un vago richiamo a vie e viuzze della mia città natale, si sono stabiliti con la città di mia elezione. Forse un legame importante...è costituito dal fatto che in questa città ho saputo attuare, utilizzando i ritagli, le briciole di tempo che il mio lavoro di magistrato mi lasciava, una delle più insopprimibili aspirazioni della mia vita: quella di tentare di essere scrittore.
...Cremona, con la sua civile tolleranza, con il suo riserbo, con il suo modo quieto di macinare i giorni, mi ha dato la forza di scrivere e di trarre dal mio stesso mestiere di giudice fonti di ispirazione.
  E', dunque, naturale che un ampio settore di ciò che io ho scritto finora risenta della sua origine cremonese oppure cremasca.
   I racconti di fantasia, in cui certo un po' di realtà si è in qualche misura mescolata, hanno prevalentemente radice in quel decennio circa in cui vissi a Crema. I profili di personaggi che appartengono alla storia sono, invece, tutti figli di Cremona. Ma tali profili sono anch'essi, almeno in parte, racconti.»       
                            Luigi Grande

 

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